ALBERO DELLA VITA DEI SOGNI

Anno 2002

Dimensioni 55x40

Opera eseguita in computer grafica.

Bozza originale in cartaceo non disponibile

 

L’albero della vita dei sogni è una rappresentazione allegorica dell’immaginario maschile, che celato in posizione fetale nel ventre arboreo, come un bimbo ancora nell’utero materno, ma esonerato della sua innocenza primordiale, manifesta se stesso nei cerchi onirici crescenti come frutti sui rami.

Il percorso dei sogni lucidi si dipana in principio con moto orario (da sinistra verso destra) e in sequenza caleidoscopica bidimensionale, con partenza dall’immaginario della libido.

Nel primo cerchio onirico è posto infatti l’occhio-teleobiettivo, senso della vista, ma anche lente di ingrandimento puntato sul corpo nudo femminile, che irrompe come monito all’inizio di questo viaggio: la vita sensoriale e immaginifica di ogni essere umano ha principio nella riunione col corpo femminile materno, dopo il dramma della separazione da esso.

Subito sopra è rappresentata la carpa cosmica rossa (dall’autore interpretata come simbolo maschile diurno e principio Yang, nella tradizione filosofica cinese Taoista e confuciana del Taijitu), dalla cui bocca fuoriesce una mano con l’indice indicatore del cielo (nella tradizione del Buddismo Zen è ricollegabile all’aneddoto del dito che indica la luna), ma anche del senso del tatto. All’interno del cerchio onirico è posizionato in modo eccentrico e sovrapposto un quadrante d’orologio, simbolo dello scorrere inarrestabile del tempo della vita.

Sotto è posto il cerchio del senso dell’udito e del suono, qui rappresentato dallo strumento musicale del pianoforte, da cui emergono melodie che assumono sembianza di astri celesti (il richiamo allegorico è all’antico principio metafisico della musica delle sfere), con al centro tre delle forme geometriche fondamentali (triangolo, cerchio e quadrato), in rappresentanza dell’intima relazione tra musica e matematica.

A seguire il cerchio della bilancia di verità e costanza: la verità è rappresentata dal simbolo del quadrato (la terra), principio della stabilità, mentre la costanza dal cerchio (la ruota), principio dell’agire.

Le frecce blu diretta verso l’alto e rossa diretta verso il basso, indicano un apparente prevalere, in peso ed importanza, della costanza sulla verità: anche la dove non giunge piena verità, una risoluta costanza può generare grande virtù.

Riprendendo l’osservazione dalla cima dei rami si evidenzia il cerchio dell’indicatore di controllo. È formato dalle tre punte del Trishula che rappresentano passato presente e futuro, rispettivamente la creazione, la conservazione e la distruzione, principi alchemici orientali (i tre Guna, – Rajas, Sattva e Tamas – del sistema filosofico indiano del Samkhya e la Trimurti, le divinità archetipiche Brahma, Vishnu e Shiva).

Al centro, o punto mediano dell’opera, appaiono i due cerchi del bersaglio e dell’occhio racchiuso nell’Uroboro, il serpente che divora se stesso, simbolo dell’eterno movimento e della natura ciclica di ogni cosa. L’occhio che osserva il bersaglio (o che guarda nel mirino di un cannocchiale) è il punto di svolta dell’opera che da qui in poi sembra retrocedere in senso antiorario.

Subito dopo infatti sono posti i cerchi del moto celeste (primo dall’alto) e della carpa cosmica blu (dall’autore interpretata come simbolo femminile notturno e principio Yin, nella tradizione filosofica cinese Taoista e confuciana del Taijitu). Mentre al principio del viaggio allegorico la carpa rossa nuota in senso orario, ora la carpa blu inverte il ciclo e come in una eclissi lunare, divora il sole riconducendo il sognatore al mondo crepuscolare (simbologia della vanitas e memento mori).

All’estrema destra rimangono i cerchi della notte o mondi delle luci e delle ombre, all’interno dei quali sono rappresentate nuovamente le tre forme geometriche di triangolo, cerchio e quadrato, ora non più sovrapposte e concentriche, come nel cerchio del senso dell’udito, ma separate, distanziate ed emettenti fasci di energie trattenute.

L’ultima fase del viaggio è dispersiva e irrazionale: le frecce direzionali e temporali vanno in entrambe le direzioni ed anche i colori non seguono più alcuna apparente sequenza logica, esplodendo come fuochi artificiali, annuncianti una festa.

A termine della didascalia le radici dell’albero della vita dei sogni, che in numerose diramazioni sprofondano in un cielo sotterraneo (come mondo occulto nella tradizione alchemica occidentale del V.I.T.R.I.O.L, Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem), contenete la sfera terrestre, da cui le radici traggono nutrimento.

In ultimo lo sfondo su cui si staglia l’albero, formato da un orizzonte vespertino a 7 tonalità (ispirato ai vecchi videogames a 8 bit) e una landa verde desolata, a manifestazione del contrasto-non-contrasto di sogno e realtà.

Video ispirato all’opera.