Anno 2002 Dimensioni 60x40 Opera eseguita in computer grafica. Bozza originale in cartaceo disponibile.
Elementi è in ordine temporale di realizzazione la prima opera della serie Sei Allegorie, ed ha quindi svolto il ruolo di prototipo a cui si sono poi ispirate le altre. Rappresenta la propagazione della vita fisica e psichica, ad opera dell’astro più importante per l’essere vivente.
L’occhio centrale, anche se graficamente ispirato all’iconografia dell’occhio di Horus, non è direttamente associato ai miti Egizi. È invece un punto di scaturigine della vita materica della natura, che nell’allegoria è condensata nello spicchio centrale della metà inferiore del quadro. Qui è rappresentato il primo dei quattro elementi alchemici secondo la tradizione occidentale, cioè la terra ed è anche il punto di osservazione privilegiato del senso della vista.
Attorno a questo spicchio, o cono di luce vitale, si propaga dall’astro il mondo psichico formato dagli altri elementi.
Da sinistra il fuoco, colante su tre raggi dorati che rappresentano la triade sacra, simbolismo che appare in molte tradizioni antiche (dalle simbologie ataviche di Padre, Madre, Figlio, a quelle della Trimurti indiana e più recenti dell’iconografia cristiana – padre, figlio e spirito santo -, o le triadi alchemiche dei Guna o i processi alchemici della Grande Opera ecc..). Le lingue di fuoco, non intaccano la tradizione esoterica, ma la fortificano.
In basso il girasole, principio maschile Yang, ha al centro la luna che divora il sole, simbolo di vita-morte. Subito sopra, il glifo del simbolo astrologico dell’Ariete, il primo dei segni zodiacali e legato all’elemento fuoco. L’Ariete porta in sé anche il segno dell’astro Marte, ripetuto due volte per indicare un forte dominio dell’elemento sugli altri. In fine l’Ariete ha il Sole in esaltazione, qui evidenziato da due lembi della corona solare che ricoprono parzialmente il glifo.
A destra dell’opera l’elemento acqua, che come pioggia cade in bocca a un grande pesce. L’essere acquatico, oltre a ricevere l’elemento acqua, si nutre anche di due colori, il giallo e l’arancione, che assieme agli altri colori primari dà origine alla sua livrea iridescente, simbolo dell’arcobaleno, che nelle tradizioni nordiche diviene il Bifrost (ponte che unisce la Terra al regno degli dei). Nella tradizione ellenica invece l’arcobaleno è legato al mito di Iride, messaggera degli dei e figlia dell’essere marino Taumante (da questo personaggio Platone ne fa derivare il termine Thaumazein, “senso di meraviglia” e principio della filosofia).
Scendendo appare la carpa cosmica blu, principio femminile Yin, anche lei riunita nella simbologia dell’elemento acqua. Sotto di lei è posta la fiocina, simbolo di controllo sull’emotività.
Salendo, in prossimità del centro dell’allegoria, sono rappresentate a sinistra tre fiamme di colore rosso, verde e blu, i tre colori primari additivi, che diventano a destra del quadro gli elementi di un ventaglio. Fiamme e ventaglio sono interconnessi e oltre ad alimentarsi vicendevolmente (il ventaglio mantiene viva la fiamma e in ciò ha senso il suo esistere) vanno a fortificare i loro rispettivi elementi.
Per ultimo l’elemento aria, posto nella metà superiore dell’allegoria e rappresentato da un cielo oscuro e vaporoso, carico di presagi.