filosofica 2

Anno 2019

Dimensioni 60×40

Opera eseguita in computer grafica.

“…il punto geometrico è quantitativamente nullo e non occupa spazio, anche se è il principio in virtù del quale l’intero spazio è prodotto, spazio che non è se non lo sviluppo o l’espansione delle virtualità del punto.” (René Guénon, Il Simbolismo della Croce. Luni Editrice pag.25)

Dio è una figura intelligibile, il cui centro è ovunque, ma la cui periferia non è in alcun luogo.” (Bonaventura da Bagnoregio, Itinerarium mentis in Deum, -1259-. Citazione da “Jung parla, interviste e incontri”. Ed. Adelphi 1999 nota 1 pag.280)

L’opera rappresenta l’impulso umano di focalizzare e manifestare ciò che è a principio e fine di ogni cosa. L’autore cerca di esprimere graficamente quell’incipit, ma anche ciò che lo precede.

Il piccolo bulbo oculare stretto tra le mani, poste al centro della pupilla del più grande globo oculare in primo piano, indica la vista interiore (Vidya in sanscrito) che porta all’intuizione epifanica e il risveglio (Bodhi) di coloro che in ogni tempo e luogo hanno dedicato attenzione per ciò che banalmente viene nominato come Assoluto, il tutto e il nulla, che solo in seguito venne nominato come Dio, Brahman, Tao, Sunya.

Il grande globo oculare rappresenta la vista della ratio, l’intelletto che sonda il cosmo, bramoso di conoscenza e l’intreccio di fili dorati che vi si irradia è la trama e l’ordito che forma la rete dei pensieri dello scibile umano.

Due grandi archi dorati rilegano vista interiore, vista della ratio e la rete dei pensieri alla natura, a sua volta rappresentata da una delle quattro interazioni fondamentali, la gravità. È proprio questa interazione invisibile fra Terra e Luna, che di fatto consente la vita organica e psichica.

Nota dell’autore: il significato delle parole Dio, Brahman, Tao e Sunya non è sovrapponibile, se non a costo di generare un sincretismo di massa non rispettoso delle singole culture e tradizioni religiose. Il testo di questa didascalia ha il semplice scopo di descrivere sommariamente il senso dell’opera grafica, senza voler essere indicativo di alcuna credenza religiosa da attribuire all’autore.